LORENZO PORZIO “Sport e musica, palestre di vita”
Lorenzo, ti sono state offerte borse di studio ad Harward e Mit ma sei rimasto in Italia, nella tua amata Roma. Cosa ti ha spinto?
C’è stato un momento in cui avevo deciso di restare all’estero, esperienza stupenda grazie a Riccardo Dezi e Caroline Lucas della Concept2.
Riccardo Dezi è stato da sempre il mio allenatore, colui che mi ha portato alle Olimpiadi, mi portò per la prima volta nella mia vita a Boston negli Stati Uniti a fare il Campionato del Mondo di Remoergometro.
Avevo 18 anni e vinsi facendo il record italiano, un super tempo, …., e visto che in America c’è molta attenzione al valore, la meritocrazia, mi offrirono subito le borse di studio per l’Università di Harvard e alla Massachusetts Institute of Technology.
Sono stato molto combattuto, stavo quasi per trasferirmi negli Stati Uniti ed accettare le borse di studio per diventare avvocato, come avrebbe voluto la mia famiglia. Ma io insieme allo sport avevo la passione per la musica e quindi decisi di tornare e rimanere in Italia per finire gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia.
Ho viaggiato tantissimo come atleta e oggi ancora di più come musicista. Sono sempre in giro e mi piace, dall’America alla Cina e sono appena rientrato da una tournée con la MAV Simphony Orchestra dell’Ungheria in Europa in tutti i paesi dell’est. E’ tutto bellissimo, però quando torno a casa sto bene, dove c’è Alessandro, mio figlio di 11 anni, quindi una ragione ancora in più per mettere comunque radici a Roma.
Parliamo del nuovo Inno Nazionale degli Atleti Olimpici Azzurri. A cosa ti sei ispirato?
Mi è arrivata la telefonata di una cara amica Novella Calligaris super campionessa, Presidente dell’Associazione Nazionale Olimpici Azzurri d’Italia che mi ha chiesto: “ti andrebbe di scrivere l’inno dell’associazione?” e io “la cosa mi lusinga e mi riempie d’orgoglio, come lo vorresti? come te lo immagini?” e lei: “ mi piacerebbe una cosa classica, che rimanga nelle orecchie, e rispecchi un po’ la tradizione italiana”. Insomma mi ha dato degli input, e ho racchiuso in 2 minuti quello che può essere l’excursus della vita di un atleta. L’inno parte in maniera delicata, con solo uno strumento che fa il tema: il corno, uno strumento molto evocativo, l’emblema del romanticismo, con l’orchestra d’archi che lo accompagna solo pizzicando le corde. La seconda strofa è sempre a crescere, ad aumentare gli strumenti e le voci polifoniche, fino ad arrivare a un grande finale molto solenne, come se fosse un grande crescendo rossiniano.
E questa è un po’ secondo me la vita di un atleta, si parte sempre per gioco in sordina, che è tutta una scommessa, e piano piano si va avanti crescendo sempre di più, fino ad arrivare all’apoteosi finale, un po’ come dire alla medaglia Olimpica. Poi è normale che durante l’inno ci siano anche degli accordi minori, li ho messi apposta proprio perché stanno a simboleggiare anche le cadute che un atleta ha nel suo percorso. Alla fine il vero campione è quello che si sa rialzare prima degli altri, si sa organizzare e tornare ad essere più forte di prima come mi ha sempre insegnato Riccardo Dezi, chi cammina inciampa, quindi la bravura è sapersi rialzare. Ecco, in quest’inno c’è un la definizione della vita di un atleta, l’allegoria della vita di tutte le persone.
Chi è per te il vero campione?
Il vero campione non è solamente quello che arriva a mettere il piede sul podio Olimpico o dirigere alla Carnegie Hall di New York, e ti porto questi due tempi perché fanno parte del mio mondo, il campione è quella persona che, nel percorso formativo che ti deve portare a quel tipo di risultati, riesce ad apprendere i veri valori che solamente lo sport, l’arte, la musica riescono a dare.
Mi riferisco ai valori come il rispetto degli altri, rispetto della propria persona, il saper perdere ma sapersi anche rialzare, riorganizzarsi e tornare più forti di prima, il saper collaborare con gli altri, saper ascoltare, il lavoro di squadra, il saper dare fiducia al proprio compagno, ma anche guadagnarsi la fiducia dei compagni. Insomma sono quei valori fondamentali che poi alla fine ti ritrovi nella vita di tutti i giorni, nella vita affettiva, familiare, lavorativa. Lo sport, l’arte, la musica servono anche per questo, sono una palestra di vita non solamente per diventare dei Campioni, ma per diventare delle persone migliori. Questo è il messaggio che cerco sempre di dare ai miei atleti, a quelli più giovani, ai miei allievi, soprattutto quando dirigo le orchestre giovanili.
Direttore d’orchestra e canottiere, musica e sport, quali sono le differenze, come le vivi?
Vivere il canottaggio per me adesso è uno sport diverso, non più eccessivamente agonistico ma più con il piacere del benessere, dello stare insieme, in contatto con gli altri, lo spirito di gruppo. Invece adesso è nella musica che cerco di più la performance, come dire “la carriera”. Quella da atleta l’ho fatta arrivando sul podio alle Olimpiadi e tanto altro. Ho la fortuna che il mio lavoro è composto dalle mie due più grandi passioni. Sono uno che lavora 7 giorni su 7 ed è felice, qualche volta affiora la stanchezza, ma è vero pure che faccio sempre quello che mi piace divertendomi.
Sei stato in giuria del festival di Sanremo junior 2022 per la finale mondiale. I giovani che emozione ti danno?
Mi rivedo tantissimo in loro. Quando sono diventato papà 11 anni fa mi ha cambiato moltissimo il modo con cui mi relaziono con i ragazzi e oggi mi piace tantissimo insegnare, trasferirgli quello che ero io alla loro età, con la differenza che però io so quello che provano in determinate situazioni, sia artistiche che sportive. Più sto con i giovani e più mi rendo conto che anch’io continuo ad imparare e a scoprire nuove cose. Stare a Sanremo, vedere sul palco dell’Ariston questi ragazzi che venivano da tutto il mondo, che andavano dai 6 anni fino ai 14-15 anni, mi ha coinvolto emotivamente. Avrei voluto dire loro tantissime cose, soprattutto nel backstage mi accorgevo del rapporto con i genitori, perché la famiglia è fondamentale per un ragazzo che vuole cercare di eccellere in qualsiasi settore, come lo è stato per me. Purtroppo come giudice non potevo stargli troppo vicino per dare suggerimenti, ma è stata una bellissima esperienza
Quante ore dedichi all’allenamento fisico e qual è il tuo segreto?
Non ho mai smesso di allenarmi con il mio remoergometro Concept2, è ancora a casa mia sul terrazzo ed è lo stesso remoergometro che usavo quando ero un professionista. L’hanno usato anche i miei genitori, mia madre era diventata proprio una patita e tutti i giorni faceva almeno 40 minuti, mio padre ancor di più, e adesso mio figlio. Il remoergometro ormai fa parte della famiglia e non saprei pensare la mia casa senza. Il vogatore mi aiuta tantissimo a restare in forma.
C’è stato un momento in cui non riuscivo più a chiudermi i pantaloni del frac, dello smoking e di altri vestiti, ma quando ho visto il preventivo per allargarli, ho detto no, aspetta, mi rimetto sul vogatore e i vestiti li lasciamo così. A parte gli scherzi, è importante quando smetti di fare l’atleta professionista, continuare a mantenersi in forma.
Il vogatore è quello strumento completo che mi assicura sempre benessere, oggi lo faccio veramente per stare bene e per divertirmi, una volta lo facevo per stare in Nazionale e fare i Campionati del Mondo, avevo con lui un rapporto di amore e odio.
Adesso è tutto amore, vogare ti fa sentire bene perché è un movimento armonioso che include tutti i muscoli del corpo, va benissimo a livello cardiocircolatorio, ti riempie di endorfina e non c’è un solo muscolo che non lavora. Quindi è ottimo e lo consiglio a chiunque
Progetti futuri?
Sarò impegnato con il mio Narnia Festival.
E’ un evento Internazionale che si svolge a Narni in Umbria, è un festival gemellato con gli Stati Uniti al quale intervengono artisti da tutto il mondo.
Siamo alla XI edizione, creata da Cristiana Pegoraro, pianista di fama internazionale che vive tra Stati Uniti e Italia, con la quale condivido la crescita del Festival.
Dura più di un mese, quindi ci saranno tantissimi spettacoli, campus, veramente di tutto, vi invito ad andare a vedere il sito www.narniafestival.com
Nell’organizzazione del Narnia Festival ho riversato anche tutto il mio bagaglio culturale, quello che ho imparato in tanti anni di Nazionale Italiana di Canottaggio, quando sei un allenatore o addirittura un capovoga di un armo, cioè la convivenza con le persone, imparare a stare in gruppo, fare squadra. Per me è la stessa cosa quando dirigo l’orchestra: suggerire sempre senza mai imporre.
Intervista tratta dalla rivista Destinazione Benessere n°24 di Luglio 2022